GIORGIO MANGANELLI E GASTONE NOVELLI
PAROLE ALLE IMMAGINI E IMMAGINI ALLE PAROLE (1)
PARALLELI Preambolo sul sodalizio Manganelli-Novelli
Ne La palude definitiva (2), primo testo postumo di Giorgio
Manganelli, leggiamo «i vapori, prossimi e lontani, vanno disegnando ipotesi di
edifici, subito sciolti e ricomposti in una catena montana, e forse in una
folla di taciturni quanto enormi animali in marcia cadenzata; ma vènti, che
ignoro donde vengano, ridisegnano nell’aria segni araldici, alfabeti,
ideogrammi, disegni complicatamente enigmatici quanto effimeri, che
sperimentano una istantanea soluzione, lo scioglimento di un rèfolo subitaneo e
squisito. Tutto ciò, questo costruire e disfare, questo nascere e disperdersi,
avviene in un attimo di perfetto silenzio, come se io fossi coinvolto in un
momento sacro all’inizio del mondo, quando ancora non esiste il progetto del
rumore» (3). E poi oltre: «su una carta vi sono segni che potrebbero non essere
tracciati da mano deliberata a scrivere. Una carta porta segni, come a
descrivere la palude, ma ben diversa da come io l’abbia mai vista; specie
questo mi stupisce, che vi siano segni come a indicare vulcani attivi, o una
montagna, e qualcosa che potrebbe essere una palude senza più commistione di
acque, o anche mare. (…) Un’altra carta reca un segno che debbo presumere
verticale, una riga interrotta ogni tre centimetri da una sigla illegibile,
forse un alfabeto che ignoro, mai visto» (4). Il viaggio attraverso una palude
fantastica e senza confini, sul dorso di un’enigmatica figura di cavallo, ci
offre numerose immagini visive che ricordano molto da vicino tratti
fondamentali delle opere di Gastone Novelli (1925-1968), l’artista con cui
Manganelli condivise una lunga amicizia iniziata già prima della fondazione del
Gruppo 63 - a cui, secondo la testimonianza di Umberto Eco partecipò anche
l’artista (5) - e poi della
rivista “Grammatica” avvenuta nel ’64 (6) (sul legame di Novelli con il Gruppo 63 si veda qui sotto riprodotto il disegno fatto da Novelli per la copertina del libro Gruppo 63. La nuova letteratura, 34 scrittori, Palermo ottobre '63, a cura di Nanni Balestrini e Alfredo Giuliani, Feltrinelli, Milano, 1964).
Dal confronto con alcuni dipinti e
disegni di Novelli, si può cogliere il carattere ecfrastico del testo
manganelliano, dove vivida sembra essere la memoria dei segni presenti nel
lavoro del suo amico artista scomparso molti anni prima. La qualità dinamica delle immagini
che si offrono al lettore, lontane dalla geometrica evidenza del viaggio
immaginato da Calvino ne Le città
invisibili, riporta «all’interno di uno spazio mutante» (7) molto vicino
alla destrutturata composizione di segni operata dall’artista figurativo.
Il grande linguaggio, 1963 olio,
tempera, inchiostro, matita e carboncino su tela, cm.200x300.
Galleria Nazionale Arte Moderna Roma.
Histoire
de l’oeil,1963,
tecnica mista su tela, cm.135x135. Collezione privata.
Viaggio nel paese delle
meraviglie, 1966
tecnica
mista su tela, cm. 200x400. Collezione Ivan Novelli.
La palude definitiva, titolo
del testo di Manganelli proposto dalla curatrice Ebe Flamini, fa riferimento
allo specchio d’acqua attorno al quale si svolge l’azione del protagonista. Il viaggio onirico rappresentato in
forma di ‘non-romanzo’ ricorda, a nostro avviso, il viaggio dell’Ebdòmero
dechirichiano, presentato da Manganelli all’inizio degli anni settanta per
l’edizione Longanesi, quando l’esperienza letteraria dello scrittore milanese
iniziava ad «abbandonare le complesse strutture di tipo manieristico la sintassi
argomentatitiva, e perciò molto ipotattica, i giochi d’artificio di tropi e le
altre retoriche figure» (8) e dopo aver definito cinica, disubbidiente,
manipolatoria e fondamentalmente menzognera la pratica letteraria. Il concatenarsi di immagini che affiora
nel testo di Manganelli, offre al lettore la possibilità di entrare in un
“labirinto proliferante” (9), definizione data dallo scrittore al testo di de
Chirico ma che può essere utilizzato anche per la sua Hilarotragoedia, opera da cui Novelli trasse ispirazione per una
serie di disegni e di cui si parlerà in seguito. La letteratura come menzogna (10),
scritto nel 1967, sembra riassumere le motivazioni circa l’adesione di
Manganelli alla neoavanguardia degli anni sessanta, adesione avvenuta dalla prospettiva
dei modi della retorica, vista come eccellente manifestazione della finzione
delle costruzioni verbali scritte, per altro, in una lingua considerata ‘morta’
come l’italiano. È interessante notare come
l’apparizione di Manganelli nel 1964 con l’opera che lo farà entrare di diritto
nel Gruppo 63, venga subito accompagnata dalla presenza di Gastone Novelli. Già
Maurizio De Benedictis ha messo in rilievo la profonda comunicazione che si
venne a creare tra il pensiero di Manganelli e l’opera di Novelli. Un
importante aspetto che viene messo in evidenza dallo studioso in uno dei suoi
saggi è quello che riguarda la ‘spazialità’ nel testo che avvicina
particolarmente Manganelli alle arti visive (e sicuramente all’opera di
Novelli) (11). Così come la ‘passione’ per il catalogo, l’enumerazione di
quantità e infine la letteratura come gioco arbitrario contro, in definitiva,
qualsiasi intento positivo e conforme della letteratura. Dopo aver sottolineato
quanto il bianco delle opere di Novelli possa esser messo in relazione con il
concetto di ‘abitabilità’ dell’universo linguistico secondo Manganelli, lo
studioso fa un accenno alla «ricerca comune sul linguaggio» con artisti, oltre
Novelli, come Perilli, Scanavino, Baruchello e Twombly. Tra Manganelli e Novelli si creò un
sodalizio che andò evidentemente oltre la collaborazione tra lo scrittore e il
pittore. Le reciproche dichiarazioni di stima uscite ufficialmente
nell’intervista rilasciata da Novelli a Crispolti nel 1964 (12) e poi ribadite
in altre occasioni; nello scritto dedicato da Manganelli all’amico pittore e
presentato in forma di fumetto in occasione della mostra sui disegni per Hilarotragoedia nel 1965 (13) e ancora
nella presentazione alla mostra sempre presso la Galleria Il Segno (14),
mostrano un’affinità di intenti espressivi riconosciuti dagli stessi autori e
molto evidenti per tutti.
Note
1)
L’articolo è un estratto della mia tesi di dottorato in Strumenti e metodi per la
Storia dell’arte (XXIV ciclo), Università Sapienza Roma, Le regole del gioco permettono infinite partite. Giochi linguistici, magie
verbali e lingue inventate nelle opere su carta di Gastone Novelli. Studio
delle fonti e del contesto. La tesi completa si può leggere cliccando qui. Si coglie l’occasione per ringraziare l’Archivio
Novelli di Roma per la disponibilità mostrata, il Fondo Manoscritti dell'Università di Pavia e l'Archivio
Michielin di Treviso. 2)
G. Manganelli, La palude definitiva,
Adelphi, Milano 1991.
3)
Manganelli 1991, cit., p. 27.
4)
Manganelli 1991, cit., pp. 41-42.
5) U. Eco, Il Gruppo 63 quarant'anni
dopo, in Costruire il
nemico, Bompiani, Milano,
2011, p. 144. A testimonianza del suo coinvolgimento, Novelli eseguì il disegno
per la copertina della prima edizione dell’antologia di scritti del Gruppo
raccolti per l’occasione e pubblicati da Feltrinelli nel 1964.
6)
“Grammatica” n. 1, a cura di A. Perilli, G. Novelli, A. Giuliani, G.
Manganelli, Roma 1 novembre 1964. Dopo il primo numero, ne uscirono senza
regolarità altri quattro: “Grammatica”, n. 2, a cura di A. Perilli e A.
Giuliani, Roma 2 gennaio 1967; “Grammatica”, n. 3, a cura di A. Perilli e G.
Novelli, Roma 3 luglio 1969; “Grammatica. Kombinat Joey”, n.4, Roma 1 2 3 4 5
luglio 1970;“Grammatica 5. Gli scritti di Gastone Novelli”, a cura di A.
Perilli, Roma 5 maggio 1976.
7)
M. Barenghi, Narrazione, in Giorgio Manganelli, a cura di M.
Belpoliti e A. Cortellessa, Marcos y Marcos, Milano 2006, p. 412.
8)
M. Corti, Gli infiniti possibili di
Manganelli, in Belpoliti Cortellessa 2006,p. 243.
9)
G. Manganelli, presentazione a Hebdòmero
di G. de Chirico, Longanesi, Milano 1971.
10)
G. Manganelli, La letteratura come
menzogna, Adelphi, Milano 2004 [1985].
11)
M. De Benedictis, Manganelli e la
finzione, Lithos, Roma 1998, p. 56 e segg.
12)
In “Marcatrè”n. 8-9-10, 1964, Novelli dichiara: «I novissimi, poi come ti ho
detto prima Germano Lombardi, Giorgio Manganelli che ha scritto un libro,
dirompente, con una lingua perfettamente italiana, per la prima volta da
duecento anni, esiste un gruppo di gente che lavora, in un modo, diciamo, non
provinciale, più aperto e quindi, vicino a quella che è la nostra pittura. Fino
a oggi siamo rimasti sempre un po’ isolati e a me il dialogo fra letteratura,
pittura, musica, sembra necessario».
13)
Gastone Novelli. Le radici dei segni,
Galleria Il Segno, Roma aprile 1965. Nel pieghevole testi di Klossowsky,
Manganelli, Giuliani in forma di fumetto.
14) Gastone Novelli. “I segni, le lettere, i
frammenti…”opere su carta 1957-1968, Galleria Il Segno, Roma gennaio-marzo 1985. Il catalogo comprende un testo di Manganelli.