Ada De Pirro GIORGIO MANGANELLI E GASTONE NOVELLI. PAROLE
ALLE IMMAGINI E IMMAGINI ALLE PAROLE.
3. IMPOSSIBILITÀ DELLA STORIA
L’attenzione
dedicata a dizionari di sinonimi, vocabolari, repertori cronologici, annali –
presente negli articoli di Manganelli tra gli anni settanta e ottanta –
dichiara un gioco effimero ma dilettevole che lo scrittore instaura con il
sapere. I vocabolari sono «dormitoi di parole, dove quelle stanno appese, come
vipistrelli, e come alcuno le chiama a voce, sùbito una si stacca» (31). I repertori cronologici e gli annali
riportano anche al tema dell’impossibilità della storia. La successione degli avvenimenti e
il loro concatenarsi non hanno più senso in quanto per Manganelli dobbiamo
considerare «la storia non come momenti successivi, ma come momenti
contemporanei» (32). La contemporaneità di tutte le epoche (“tutte le età sono
contemporanee” di Eliot) annulla evidentemente la necessità della storia e apre
al panorama culturale delle neoavanguardie artistiche e figurative del
Novecento portando a pratiche come quella della citazione e della
autocitazione, molto seguita ad esempio da Novelli. L’annullamento
del concetto di storia apre a quello di sincronicità, già studiato da Leibniz,
e lontano dalla concezione occidentale. Jung (33) e gli intellettuali di
avanguardia furono grandi ammiratori de I
Ching, il Libro dei Mutamenti, che con il suo approccio alla
casualità annulla il concetto di causalità che descrive la
sequenza degli
eventi. L’antico testo non finalizzato a
emettere sentenze o previsioni sul futuro, bensì a offrire consigli e
suggerimenti al fine di sfruttare al massimo alcune potenzialità del presente,
fu molto apprezzato da Manganelli (e dal suo psicanalista Ernst
Bernhard). A
proposito della storia, lo scrittore milanese dichiara che «il fatto che niente
significhi ma tutto sia, è il significato della storia ‘per annali’. (…) Labirinto
di cui si è persa la mappa, la storia diventa un ricalco della nostra vita;
ogni evento è privo di un prima e di un dopo, non è garantito da nulla, si
libra sul nulla» (34). E dopo aver paragonato la Cronologia ad una grandiosa figura retorica, la definisce «una
magìa che tiene saldo e placato il mondo, come fosse morto, e finalmente lo si
potessepercorrere tutto, in tutte le
direzioni, insieme labirinto e rovina». Il rapporto di Novelli con la storia
è negativo, concetto condiviso con Emilio Villa (1914-2003) con cui ebbe un
intenso rapporto iniziato in Brasile e proseguito per tutti gli anni cinquanta.
Nella già citata intervista fatta da Crispolti nel 1964 (35), Novelli dichiara
di pensare che la storia non esiste in quanto mistificazione del passato. Crede
in una ‘direzione orizzontale’ del tempo e dunque «alla esistenza di una
infinità di frammenti umani o sociologici o linguistici reperibili e che
esistono in quanto sono stati forse fatti o nati o percepiti in una certa
epoca, ma che continuano ad esistere e sono percepibili in qualsiasi epoca». La sfiducia nella storia lo porta
alla presentificazione di elementi provenienti da luoghi e tempi remoti. Ma se
Novelli crede comunque nella creazione di un proprio tempo attraverso la
creazione di nuove forme a partire dall’acquisizione, e successiva
interiorizzazione, di frammenti eterogenei, Manganelli sembra essere molto meno
ottimista. Le sue considerazioni e, dopotutto, la sua opera non escono mai
dalla dimensione dolorosamente ludica e consapevolmente menzognera del gioco
fine a se stesso. E se per l’artista figurativo la
negazione della storia riporta al valore dell’originarietà della conoscenza,
per lo scrittore l’assurdità della storia coincide con l’assurdità dell’agire
umano, volto a coprire il vuoto e, in definitiva, il destino di morte. Il
dialogo con il Nulla è la costante di tutta la sua opera. Nonostante i diversi approdi, i temi
del tempo e della storia sembrano essere dunque un altro terreno di incontro
tra i due artisti. La visione negativa del proprio presente porta entrambi a
considerare il tentativo di ordinare razionalmente la successione dei fatti
come qualcosa di impossibile o di inutile. Quello che rimane è adeguarsi alla
disposizione casuale e imposta dell’ordine alfabetico o di un altro ordine
arbitrario e temporaneo. Nell’impossibilità di dare una base logica e veritiera
ci si affida alla casualità regolamentata.
Note
31)
G. Manganelli, Tutto il gotha dei
fantasmi, in Manganelli 1994, cit.,
p. 173.
32)
G. Manganelli, Scritti inediti,
in Giorgio Manganelli, a cura di M. Belpoliti e A. Cortellessa, Marcos y Marcos, 2006, (10.v) p. 72.
33)
C. G. Jung, Prefazione all’edizione
inglese,1949, orain I
Ching il libro dei mutamenti, a cura di R.Wilhelm, Adelphi, Milano 1991.
34) G. Manganelli, Scritti inediti,in Belpoliti, Cortellessa 2006, cit., p. 175.