GIORGIO MANGANELLI E GASTONE NOVELLI. PAROLE ALLE IMMAGINI E IMMAGINI ALLE PAROLE. 6. HILAROTRAGOEDIA. I DISEGNI DI NOVELLI
Ne Il reale gioco dell'oca del
'65, al centro, dentro uno
schema del gioco dell'oca c'è scritto: A GIORGIO MANGANELLI IN OMAGGIO A
HILAROTRAGOEDIA.
Tutto
il
disegno vuole essere letto come un percorso, così come molte
opere di
Novelli, e così non sembra casuale la scelta del riferimento al
gioco dell'oca anche per il suo significato simbolico legato al mondo
dei vivi come a
quello dei morti: Hilarotragoedia è la narrazione di un percorso
'discenditivo' verso l'Ade che accompagna l'uomo in tutta la sua la vita.
L'artista crea così un'intelligente equivalenza tra i due percorsi, operando
ancora una volta una sintesi culturale di straordinaria efficacia. Novelli
possedeva due copie della prima edizione del libro, ora conservate
presso l’Archivio Novelli di Roma e l’Archivio Michielin di Treviso, dove c'è
anche la prima edizione de La letteratura come menzogna, con la dedica:
«Giorgio → Gastone, aprile 1967». Nel '64, lo stesso anno dell'uscita del
libro, esegue ventiquattro disegni a tecnica mista ispirandosi all'opera (46).
L'anno successivo le opere saranno esposte alla mostra presso la Galleria Il
Segno di Roma con la presentazione dello scrittore. Al
Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia sono conservate le cinque stesure
dattiloscritte (oltre a fogli ancora da sistemare) della prima opera pubblicata
da Manganelli. Queste documentano la lunga gestazione del libro che va dal
dicembre ‘60 a maggio ‘64, data della pubblicazione. Le varie stesure sono una
rielaborazione molto accurata della prima, scritta di getto in soli quaranta
giorni. Tra le carte è conservato un piccolo quaderno di appunti a righe e con
la spirale, di 60 pagine, dove tra il 14 dicembre 1960 e l'11 gennaio 1961 (date scritte
dall’autore), lo scrittore ha annotato numerosi appunti e grafici che riconducono
alla elaborazione del testo. Questi appunti nacquero su suggerimento di Ernst
Bernhard (47). Come dimostrato da Bricchi nella sua
approfondita analisi dei materiali a disposizione (48), il quadernetto è stato
iniziato esattamente il giorno dopo l’inizio della prima stesura del testo, ed
è stato più o meno completato alla fine. Il suo carattere estremamente
schematico assume una grande importanza per l’analisi dell’opera finita. La
funzione che evidentemente ebbe per l’autore fu quella di uno spazio dove
fissare prima di tutto la struttura dell’opera che si stava accingendo a
scrivere e in secondo luogo per organizzare tramite elenchi una serie di
termini che sarebbero stati utilizzati. Molti sono i temi che via via prendono
corpo nel taccuino dalle tipologie dell'angoscia, degli addii, a «segnali vari
di burla e di tragedia, uno sconvolgente meccanismo di ipotesi mentali, cui si
alternano colonne di parole che rappresentano pseudosinonimi, alla maniera
delle colonne di verbi e sostantivi della Selva delle parole di Daniello
Bartoli, autore amatissimo da Manganelli» (49). Dalla
nostra prospettiva il quadernetto assume una straordinaria importanza per la
presenza di grafici e schizzi inerenti al testo che sono da mettere in
relazione con i disegni eseguiti tre anni più tardi da Gastone Novelli. Tre
delle cinque pagine sono state già pubblicate nel 1992 (50), ma non sono ancora
state analizzate alla luce delle analogie riscontrabili tra gli appunti dello
scrittore e le opere del pittore. L’aspetto più significativo è probabilmente
quella certa 'aria di famiglia' che salta subito agli occhi. È da verificare
se, come è probabile, ci sia stato uno scambio di idee su come affrontare il
difficile tema dell’illustrazione di un libro così complesso. Per effettuare un
confronto è necessario partire dal fatto che nel 1960 l’opera di Novelli stava
iniziando a muoversi da poco nei luoghi della scrittura, del gioco linguistico,
delle griglie, degli schemi e delle serie di numeri e segni che poi
diventeranno sua cifra di riconoscimento, ma che non presentava ancora segni
vettoriali, formati da linee e freccette che entreranno solo successivamente
nel suo vocabolario espressivo. Tenendo presente che molti simboli di questo
tipo erano già stati utilizzati da alcuni artisti all’inizio del XX secolo -
basti pensare ancora una volta a Klee -, entrano definitivamente nel
vocabolario iconico di artisti della neoavanguardia (primo fra tutti
Baruchello) solo agli inizi degli anni Sessanta e con un accento fortemente
grafico. È dunque interessante notare che Manganelli li abbia adottati nei suoi
quaderni di appunti cronologicamente prima dei suoi amici pittori. Con questa
osservazione può sembrare azzardato affermare che Novelli possa aver assorbito
tali segni dallo scrittore, ma è comunque significativa la condivisione che si
viene a creare tra i due. Se,
come probabile, Novelli fosse venuto a conoscenza degli appunti dell’amico,
magari anche di altri, allora i grafici eseguiti dallo scrittore sembrano aver
avuto un ruolo, quantomeno esplicativo di un metodo di approccio tra testo e
immagini. Come si può vedere dal confronto tra i fogli del quadernetto e alcuni
dei disegni di Novelli, qualche elemento ritorna. Nel foglio con il “grafico
della discesa” (51) Manganelli
traccia due linee che formano una specie di imbuto e una serie di frecce a
lato.
Giorgio Manganelli, p. 7 del taccuino di appunti per Hilarotragoedia. Courtesy Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.
Disegno per Hilarotragoedia di Giorgio Manganelli, 1964 Collezione privata Milano.
Giorgio Manganelli, p. 9 del taccuino di appunti per Hilarotragoedia. Courtesy Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.
Giorgio Manganelli, p. 13 del taccuino di appunti per Hilarotragoedia. Courtesy Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.
Disegno per Hilarotragoedia di Giorgio Manganelli, 1964 Collezione privata Milano. Disegno per Hilarotragoedia di Giorgio Manganelli, 1964 Collezione privata Milano.
Giorgio Manganelli, p. 11 del taccuino di appunti per Hilarotragoedia. Courtesy Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia. Giorgio Manganelli, p. 20 del taccuino di appunti per Hilarotragoedia. Courtesy Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.
con un altro
disegno di Novelli:
Disegno per Hilarotragoedia di Giorgio Manganelli, 1964 Collezione privata Milano. Se
è pur vero che Novelli ha sempre dichiarato che per lui i testi letterari hanno
avuto un ruolo di stimolo e che i suoi lavori non sono mai stati delle semplici
‘illustrazioni’ dei testi stessi, (il suo «rapporto con certi testi letterari è
un rapporto di intervento» e dunque «non di rappresentazione di un testo in
quanto affine (...), ma di utilizzazione» (54) nel caso di Hilarotragoedia la
fusione tra scritto e immagine che la rappresenta assume il carattere di una
totale osmosi e identificazione. Per
Birolli Novelli ha in comune con Manganelli «il modo con cui riesce ad
innescare la produzione del testo fuori del testo attraverso le forme del
commento e della nota. Si può quindi capire perché Novelli esegua, nel '64, una
ventina di disegni che illustrano l'Hilarotragoedia e riscriva figuralmente
tutto il capitolo sui sobborghi dell'Ade. Manganelli lo attrae come tetro
raccoglitore di cataloghi, glossatore di voci impantanate: un “re delle parole”
che mette in scena la spettacolarità della scrittura e la fa danzare
clownescamente sulla corda, in bilico nel vuoto» (55). Se
da un lato poi Novelli si espresse con toni altamente lusinghieri rispetto alla
scrittura di Manganelli, dall’altro per lo scrittore la soddisfazione di avere
la propria opera così ben accompagnata, fu dichiarata nella presentazione dei
disegni presso la galleria Il Segno di Roma nell’aprile ‘65. Il testo che
all’epoca non ebbe una grande diffusione, ma che fu successivamente riprodotto
e citato, contiene considerazioni sui disegni come necessario complemento del
suo lavoro letterario. Leggiamo: «Eccoli: i tuoi cartelli sospingono il turista
perplesso sulla propria destinazione verso una regione che veramente più di
ogni altra lo attende. È un invito sapiente, di rari suoni essenziali, ben
custoditi da cauti spazi bianchi. Ed ecco la bella e bizzarra fauna, gli
orbetti, i vipistrelli, i rospi (di ruspa), le serpi amiche - ma quaggiù è
tutto amico; e i vegetali falansteri, le tane fastose, e le nobili, anche se
sommarie dimore. E brevi mappe fitte di frecce direzionali, di incredibile
giovamento al candido curioso». Manganelli nota le “frecce
direzionali”, le stesse che molto hanno a che fare con i grafici presenti nel
suo quadernetto.
46) I 23 disegni (uno è andato disperso)
in collezione privata a Milano sono tutti pubblicati nel catalogo della mostra Histoire
de l'oeil, Il viaggio in Grecia, Hilarotragoedia, Baldini e Castoldi, Milano, 1999 (quelli riprodotti in questa pagina in ordine di comparizione sono rispettivamente a p. 111, 107, 116 e 104). I disegni sono stati esposti recentemente alla mostra Il disegno della scrittura: i libri di
Gastone Novelli, a cura di M. Rinaldi,
Museo del Novecento,
Archivi del novecento, 29 marzo 2012-17 giugno 2012, Milano. 47) L. Marinangeli, Risonanze celesti. L’aiuto dell’astrologia
nella cura della psiche, Marsilio, Venezia 2007, p. 234. 48)
M. Bricchi, Manganelli e la menzogna.
Notizie su Hilarotragoedia con testi inediti, Interlinea, Novara 2002. 49)
M. Corti, Manganelli: incontri e corrispondenze, in Per Giorgio Manganelli, a cura di A.Stella, Guardamagna, Varzi-Pavia, 1992, p. 24. 50) A. Stella (a cura di), Per Giorgio
Manganelli, Pavia 28 maggio 1992, Guardamagna, Varzi-Pavia, 1992. 51) Pubblicato in Stella 1992, cit., p.
43. 52)
Le pagine delle figg. 24 e 25 sono inedite. 53)
Le pagine delle figg. 26 e 27 sono state pubblicate in Stella 1992, cit., pp. 46 e 50. La fig. 27 anche in
Bricchi 2002, cit., p.
26. 54)
Dall’intervista a Crispolti (cfr. nota 12). 55) Birolli 1976, cit., p. 43. |