Paolo Albani
INTERVISTA
POSSIBILE
SULLA NUOVA SERIE DI TèCHNE
D - Prima di tutto: che
cos’è Tèchne, nuova serie?
R - È una piccola rivista (nel senso del formato, 12,5x19) di
bizzarrie letterarie e non, che ha posto al centro del proprio
interesse
le ricreazioni di una letteratura «laterale», per dirla con
J. L. Borges, che non significa «minore», ma solo che
agisce
al di fuori delle dispute fra «alto» e «basso»
in lette-ratura, percorrendo le ardue vie del comico, del nonsenso, del
bizzarro, del gioco.
D - Quando è nata la rivista?
R –La nuova serie di Tèchne, condotta insieme ad
Alessandra
Barsi e Lino Di Lallo, ha ripreso le pubblicazioni nel 1986, a
metà
degli «stupidi anni ottanta» come li ha definiti Sebastiano
Vassalli. Pur restando fedele all’area storica di riferimento del
precedente
sodalizio (futurismo, dada, surrealismo), la nuova serie ha spostato, o
meglio approfondito, la propria ricerca sul versante delle
«scritture
per gioco», privilegiando ogni forma di intervento, letterario e
visivo, apertamente rivolto all'elemento ludico, divertente, insolito.
D - Esistono dei modelli di rivista a cui vi ispirate?
R - Se proprio vogliamo rintracciarli citerei, da un lato, Bizarre,
fondata nel 1953 da Jean-Jacques Pauvert, e dall'altro, il
Caffè,
rivista attenta alle possibilità della satira, del grottesco e
della
parodia, anch'essa fondata (cabalistica coincidenza!) nel 1953 da
Giambattista
Vicàri.
D - Qual è la «fisionomia culturale» della rivista?
R - La rivista pubblica solo testi creativi e inediti, almeno per il
lettore italiano: niente saggistica seria, recensioni, dibattiti sul
rapporto
fra... o sulla funzione di..., od altre amenità del
genere.
D - Com’è strutturata la rivista?
R - Anche se in modo non rigido, Tèchne è divisa
in sezioni. Una prima parte è dedicata alle dichiarazioni
programmatiche
(inedite) delle avanguardie storiche e ai testi di scrittori
«irregolari»,
come Edward Estlin Cummings, Charles Daniil, Christian Morgenstern.
C’è
poi un angolo riferito più specificatamente al gioco
linguistico-letterario,
dove sono apparsi, ad esempio, sonetti monosillabici di Charles Cros,
alcune
poesie oloríme di Alphonse Allais, «tre proverbi in
rebus»
di Georges Perec. Un'altra sezione è dedicata alle bizzarrie di
vario genere: false etimologie, alfabeti parlanti, lingue inventate,
istituzioni
anomale come la «Joseph Crabtree Foundation», club inglese
dedito allo studio dell’opera di un personaggio mai esistito.
D - E sul versante visivo del linguaggio?
R - Naturalmente la rivista è ricca d'interventi visivi: si
spazia dalle poesie-oggetto di André Breton ai monogrammi di
Erik
Satie, dai calligrammi di Michel Leiris alle Tipoesie di
Jérôme
Peignot, giochi tipografici di una fantasiosa eleganza, fino ai
numerosi
interventi «irrisori e demenziali» elaborati
redazionalmente.
Vi sono inoltre contributi di grandi manipolatori ludici del linguaggio
sia del passato come Lewis Carroll, Velimir Chlébnikov o
Ramón
Gómez de la Serna, che del presente come Gino Patroni, Fosco
Maraini,
Giampaolo Dossena, Maria Sebregondi, e di giovani scrittori.
Divertissement
provocatori e patafisici dovuti all’arguzia di Enrico Baj, Guido
Almansi
e di nuovi autori, insieme alle note seducenti di saggisti-scrittori
come
Ferruccio Masini e Angelo Maria Ripellino. Sono apparsi infine una
serie
di interventi, diciamo così, «estemporanei»,
conferendo
alla rivista un inconsueto timbro d’unicità: ad esempio sul
numero
1 (settembre 1986) la pagina 63, intitolata «La stoffa
dell'artista»,
contiene un pezzo di stoffa autentica, incollata sul foglio; oppure sul
numero 2 (settembre 1988) la pagina 107 presenta nell'angolo in alto a
destra un taglio essendo dedicata all'orecchio di Van Gogh.
D - Come potresti riassumere in una battuta lo spirito che anima la
nuova serie di Tèchne?
R - È lo spirito dello sberleffo e della fumisteria.
D - Per concludere: cosa vorreste fare da grandi?
R - «Rifare il Burchiello», seguendo l’invito contenuto
nell’editoriale di Eugenio Battisti sul
primo
numero della rivista.
Intervista tratta da: Geiger-Tèchne edizioni di poesia e arte,
a cura di Marco Bazzini e Giorgio Maffei, Gli Ori Editore, Pistoia,
2002.
Questo testo, leggermente modificato, è apparso anche nel numero
17-18 del 30/9/1998 di Golem, rivista on line fondata da
Umberto
Eco, Gianni Riotta e Danco Singer e a quel tempo diretta da Stefano
Bartezzaghi.
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