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Ugo Cornia
UNA MODESTA PROPOSTA
PER FAR CRESCE IL PIL ITALIANO
E CONTENERE IL RAPPORTO DEBITO/PIL
AL DI SOTTO DEL 3% IN MODO COSTANTE


L’altro giorno, che pensavo al normale pressapochismo economicistico dei viventi, e al triste stato in cui versa l’economia italiana, allo scopo di riaggiustare la suddetta economia avevo pensato di scrivere un articolo fortemente propositivo, e a mio giudizio anche risolutivo, dal titolo Una modesta proposta per far crescere il PIL italiano e contenere il rapporto debito/PIL al di sotto del 3% in modo costante. In questo articolo volevo fare i seguenti ragionamenti che vado ora a esporre.
È noto che qualsiasi attività in cui non avvenga lo scambio di un bene o di un servizio con del denaro non dà luogo a una crescita del P.I.L., mentre tutti noi sappiamo quanto sia importante che il P.I.L. italiano cresca (ce lo richiedono i parametri europei, il nostro debito pubblico, il rapporto deficit/P.I.L). Per chiarirsi meglio: se io vado dall’ortolano e compro un chilo di mele il P.I.L. italiano cresce, e di conseguenza cresce anche il gettito fiscale, mentre se io vado nel mio orto e stacco dal mio melo cinque chili di mele, anche nel caso che le mie mele siano addirittura più buone di quelle comperate, non essendo queste mele una merce e non essendo né vendute né comprate il P.I.L italiano non cresce; va più o meno allo stesso modo se io aiuto il mio anziano vicino a verniciare la facciata di casa sua e lo faccio gratuitamente, per amicizia; in quel caso io potrò sentirmi buono, forse potrò anche pensare di essermi guadagnato il mio posto in paradiso, ma prestando la mia opera gratuitamente, e per amicizia, ancora una volta  io non ho fatto crescere il PIL e di conseguenza non è cresciuto neanche il gettito fiscale della nazione. Quindi possiamo concludere che la mancata mercificazione di cose o atti va a discapito della crescita del PIL. Perché il PIL cresca è quindi necessario un balzo in avanti nella mercificazione delle nostre vite.
Oggi esiste per così dire un problema di scarsa mercificazione. Ma se oggi esiste un problema di scarsa mercificazione questo significa in primo luogo che molte attività sono maggiormente mercificabili di oggi e significa anche, in secondo luogo, che attività o cose che oggi non sono mercificate in un più o meno immediato domani potrebbero esserlo.
Ci sono ambiti della nostra vita che non sono stati ancora sufficientemente mercificati? Credo di si. Basti pensare alla mancata mercificazione del sesso all’interno della famiglia. Tutto il sesso che avviene tra i due coniugi all’interno della famiglia è un’attività di cura completamente gratuita (parlo di coniugi per comodità ma avviene lo stesso anche tra le coppie di fatto e i comuni fidanzati). Comunque, allo scopo di spiegare il problema, ammettiamo che due coniugi si sveglino alla domenica mattina e che lui gradisca che lei gli pratichi per esempio un rapporto orale (scelgo la modalità del rapporto orale in quanto apparentemente meno reciproca di un normale rapporto genitale). Credo che nella quasi totalità delle coppie italiane, attualmente, questo momento di intimità si realizzi senza mercificazione; finita la cosa il marito e la moglie si danno due bacini, e uno dei due si alza e va a preparare la colazione. Nessuno dei due consegna all’altro una banconota da cinquanta euro.
Immaginiamoci invece una società completamente diversa dalla nostra ed economicamente più matura: la situazione si ripete, il marito ha voglia che lei gli pratichi un rapporto orale, finita la cosa lui le dà cinquanta euro. Ipotizziamo che la cosa si ripeta almeno due volte alla settimana, in questo caso il reddito della moglie aumenta di cento euro a settimana, 400 euro al mese, quasi cinquemila euro all’anno. E qui qualcuno potrebbe però dire che il reddito della femmina aumenta a discapito del reddito del maschio. Ma basta ipotizzare che la domenica mattina della settimana seguente questa volta sia la donna che si alza con il desiderio che sia lui a praticarle un rapporto orale, o qualsiasi altra forma di rapporto che lei desidera, per capire che questa volta sarà la moglie a fine rapporto a dare i cinquanta euro al marito. Quindi è facile capire che questo foglio di cartamoneta da cinquanta euro, invece di giacere immobile in uno dei due portafogli, senza creare nessuna forma di ricchezza, adesso si muove all’interno della coppia producendo nuovo reddito. Come abbiamo stimato questa banconota potrebbe produrre qualche migliaia di euro di reddito in più, circa diecimila euro per ogni famiglia, la metà circa per i cosiddetti single, i fidanzati, le coppie di fatto e gli irregolari.
È chiaro però che il prelievo fiscale andrebbe a danneggiare il sistema, perché sul reddito proveniente da ogni rapporto sessuale mercificato ci sarebbe un prelievo all’incirca dal 20 al 40% da parte dello stato. Ogni volta che quei cinquanta euro passerebbero dalla moglie al marito e contrario lo stato italiano se ne prenderebbe almeno 10. Ma basta rendere fiscalmente esenti tutti redditi provenienti da attività di cura sessuale, ipotizzando su Unico uno speciale riquadro in cui i redditi sessuali vengano dichiarati nella loro totalità, pur non venendo tassati, per avere un grande aumento del reddito delle persone fisiche. Il tutto senza che lo stato italiano sborsi neanche mezza lira. A parità di deficit il PIL italiano, calcolando una media di due o tre rapporti sessuali settimanali per cittadino, incrementerebbe il suo Pil del 7% secondo le stime più pessimistiche. In questo modo il rapporto PIL/debito resterebbe costantemente al di sotto del 3% per i prossimi dieci anni. Inoltre bisogna dire che questo nuovo stimolo introdotto dalla mercificazione potrebbe aiutare le coppie italiane a avere un maggior numero di rapporti sessuali, andando così anche ad incrementare il buonumore medio della nazione, il ché non sarebbe un male.


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