Piergiorgio Odifreddi
Fonte: la Repubblica, domenica 21 luglio 2013, p. 41COM'ERA ORIGINALE LUCA CHITI QUANDO "GIOCAVA" CON I VERSI DI DANTE Nel 1960
il matematico François Le Lionnais e il letterato Raymond Queneau fondarono a
Parigi l'OuLiPo, Ouvroir de Littérature Potentielle, con l'obiettivo di costituire
«un gruppo di topi in grado di costruire con le proprie mani le trappole
matematiche da cui poi cercare di uscire in maniera letteraria». Al gruppo si
unirono in seguito Georges Perec e Italo Calvino, che produssero le due opere
oulipiane più significative e memorabili: La
vita istruzioni per l'uso il primo, nel 1978, e Se una notte d'inverno un viaggiatore il secondo, nel 1979. Nel
1990 l'ingegner Lello Aragona e i francesisti Ruggero Campagnoli e Domenico
d'Oria fondarono a Capri l'OpLePo, Opificio di letteratura potenziale, che
costituisce la versione italiana dell'OpLePo. Il suo presidente è stato il
poeta Edoardo Sanguineti, e il suo membro più noto Ermanno Cavazzoni, dal cui
romanzo Il poema dei lunatici, del
1987, Fellini trasse il film La voce
della Luna. Ma in questi giorni ricorre il decimo anniversario della morte
di uno dei suoi membri più originali, il letterato Luca Chiti. Per
ricordarlo, il modo migliore è forse rievocare il suo Centounesimo canto: un centone in cui Chiti riscrive un canto
immaginario della Divina Commedia,
usando 151 versi sparsi di quella reale, ricombinati in modo da mantenere la
struttura delle rime dantesche, e da costituire la storia di un fittizio
alchimista fiorentino di nome Gruccio de' Bardonecchi. Altre opere di Chiti,
così come degli altri membri del gruppo, si possono trovare nella Biblioteca Oplepiana (Zanichelli, 2005),
che dispiega una faccia poco conosciuta, ma molto originale e antiaccademica,
del panorama letterario italiano. Per tornare al Centunesimo canto di Luca Chiti cliccate qui. |