Stanislaw Ignacy Witkiewicz
Delle emorroidi
Anni fa una mattina capitò da me il mio amico Xawery X. (pare
che fosse perfino conte) e se ne uscì con queste banali parole:
- Eureka! Eureka! - Devo aggiungere con discrezione che da tempo soffriva
di emorroidi (cioè emerroidi, come dicono le persone distinte) e
che adesso le mie rivelazioni non possono più interessargli dato
che è morto in guerra (...) nel 1919. Era un cavalleggero e bravo.
I maledetti «bottoni» o «prugne», così diceva,
lo infastidivano molto ma durante la guerra non aveva potuto decidersi
ad operarsi.
- Eureka! - berciava e ballava il poveretto dalla gioia. Appena si
calmò gli chiesi: - Che c'è? - e lui di botto: - Pensa Stas'
mi sono fatto curare da cinque dottori: mi hanno dato delle supposte, mi
hanno consigliato l'operazione, ma nessuno di loro mi ha detto quanto oggi
ho scoperto da solo. - (Tutto ciò accadeva nell'aprile del 1918)
- Bisogna ricacciarle in dentro, ecco il segreto di tutto. Ciò che
una volta facevo restando in sella per un'ora, oggi l'ho fatto con un dito
in due minuti. - (Naturalmente non garantisco alla lettera di questo dialogo
ma mi è talmente rimasto impresso nella memoria che sono possibili
solo alcune minime differenze dal testo reale.) - Ogni volta mi ungo prima
con l'olio, poi mi lavo con acqua fredda e non mi è mai venuto in
mente di ricacciare tutto in dentro con un dito. Oggi quasi senza volere,
per un certo segreto intuito, ho provato. E, miracolo! tutto è finito,
non mi fa più male niente e non mi occorre per ora l'operazione.
Dopodomani andrò al fronte ma non me ne importa niente. Se morirò,
morirò felice. -
E di nuovo ricominciò a ballare cantando una nota canzonetta:
Da tempo per eroe sarei riconosciuto
se l'emorroidi non avessi avuto. (1)
- Chissà perché Roztopcin (2) non conosceva questo metodo.
- aggiunse dopo un attimo essendo molto preparato in storia.
Ho consigliato il sistema di Xawery ad alcuni miei conoscenti e sono
rimasti addirittura affascinati. Oggi probabilmente curano questa terribile
malattia («la malattia meno poetica che esista» (3) - come
ha detto un certo letterato russo) con delle iniezioni. Ma a chi per ora
non ha il coraggio di operarsi oppure non può permettersi le iniezioni,
ebbene io gli consiglio il sistema del povero Xawery.
Note
(1) «Ja hy dawno uz byl gieroj
No u mienia jest giemoroj» (in russo nel testo).
(2) Fëdor Vassilevic Roztopcin: generale e uomo politico russo
(1763-1826). Aiutante di campo dello zar Paolo I, diviene rapidamente generale,
grande maresciallo della Corte e ministro degli esteri.
(3) «samaja niepoeticzeskaja bolzn» (in russo nel testo).
Nota
La frequentazione artistica e letteraria di temi futili ed effimeri
come occasione di sfoggio di abilità retorica appartiene ormai ad
una lunga tradizione (basti ricordare l'Elogio della mosca di Luciano,
le «cicalate» degli accademici della Crusca, ecc...). Non meraviglia,
dunque, il fatto di imbattersi in considerazioni argomentate in tono semiserio
riguardanti «il lavarsi, il radersi, l'aristocratomania, le emorroidi
e cose simili» ad opera di Stanislaw Ignacy Witkiewicz, autore per
il quale il cocktail linguistico, il divertissement letterario,
il sovrapporsi e l'intrecciarsi di universi di discorso estranei fra loro
sono elementi di uno stesso gioco oratorio spesso ironico e dissacrante.
O hemoroidach (Delle emorroidi) fa parte con altre simili divagazioni
di un'Appendice aggiunta ad una trattatello sulla nocività
e sull'uso delle droghe, in particolar modo sull'uso di quelle che Witkiewicz
stesso sperimentò dal 1928 al 1932 nell'intento di descriverne gli
effetti psicofisici e registrarne l'influenza sulla creazione artistica.
La prima edizione dal titolo Nikotyna, Alkohol, Kokaina, Peyotl, Morfina,
Eter + Appendix (Nicotina, Alcool, Cocaina, Peyote, Morfina, Etere
+ Appendice), Warszawa, Drukarnia T-wa Polskiej Macierzy Szkolnej, 1932,
riunisce tutti questi suoi scritti del 1930. Il testo in traduzione è
tratto da Narkotyki-Niemyte dusze (Narcotici-Anime mal lavate),
Warszawa, P.I.W., 1975.
Traduzione e nota di Alessandra Barsi
Tèchne, 4, 1992, pp. 62-64.
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