CHE LEGGANO LE RIVISTE! di Lavinia Emberti Gialloreti «Perché facciamo
tanto insistentemente una rivista?
Perché è il luogo dove alcuni uomini di cultura possono compiere la verifica di un dialogo e di una esperienza condotti in comune e in pubblico (con altri eventuali interlocutori: per superare, tra l’altro, il separatismo specialistico di settori ben qualificati della nuova cultura). Perché vogliamo modificare alcuni fastidiosi comportamenti della nostra cultura letteraria, accreditati dalla pigrizia intellettuale, dalla resa ideologica, e dall’industria culturale. Come si fa una rivista? Dibattendo di continuo le idee nostre e altrui, e tentando di offrire al dibattito delle pezze d’appoggio (compromettenti). È difficile. Noi (scrittori) operiamo nella molteplicità. Bisogna congiungere la molteplicità, accostarne i lembi diversi, ma non mai unificarla. L’arte è ricambio perpetuo.» Questo stralcio appartiene al vademecum "Sul perché e sul come fare una rivista" (1957), scritto da Giambattista Vicari, storico fondatore de il Caffè nel 1953. Le sue parole, che individuano proprio nelle coralità letterarie la possibilità di assurgere a ruolo di fulcro pulsante dell’innovazione linguistica, appaiono quanto mai attuali e urgenti. Lo stato delle riviste letterarie, per sbirciare nel macrocosmo editoria da un piccolo ma indispensabile spioncino, appare confusionario, in crisi, ricco di realtà interessanti disperse però in una caterva di voci, difficilmente capaci di emergere e farsi conoscere, relegate ad essere nicchia della nicchia, realizzazione cartacea (si guarda qui alla carta stampata, consci che c’è tutto un vasto e affermato mondo parallelo, telematico) della laconica visione di Flaiano : «Gli intellettuali lavorano per gli intellettuali e la popolazione aumenta». A ben guardare, esistono una quantità di realtà che raccolgono esplicitamente l’insegnamento e lo spirito di Vicari, laboratori di sperimentazione letteraria, ludo linguistica, letteratura potenziale, con un occhio qui a quelle nipotine ideali (ma forse non preferite!) di Calvino, di Queneau, di Perec, che alla letteratura associano il gioco e il rompicapo. Una pubblicazione che vi si ispira dichiaratamente è Tèchne (Campanotto Editore), nata nel 1969 in stretto legame con il gruppo 70, avanguardia intellettuale del secondo dopoguerra , che nella sua “nuova serie” partita nel 1986 e tuttora curata da Paolo Albani, raggruppa testi a vocazione umoristica, fantastica, abbraccia il non-sense e ogni genere di bizzarria. Dal 2008 procede con numeri monografici su temi quali Il nulla, Il rogo dei libri, Matematica divertente e, particolare solo apparentemente secondario, pubblica ogni qualvolta si raggiunga una quantità di testi validi. Altri gioielli sono Cortocircuito (Edizioni Joker), pensata nel 2008 da Sandro Montalto e che, come da sottotitolo, è "Rivista di cultura ludica, cacopedica e potenziale", ospitante testi di ispirazione patafisica e non solo, e il Caffè Illustrato, bimestrale di parole e immagini (Incipit srl), diretto da Walter Pedullà e al suo undicesimo anno di esistenza, che accosta scritti ed illustrazioni inedite ad una sezione monografica approfondita, in cui interessante è il largo spazio dato alle immagini nel racconto biografico dell’autore scelto, che prende infatti il nome di fotobiografia. Dando uno sguardo alle novità, occorre citare la realizzazione in carta e parole di un originale inno alla polivalenza. «Sappiate tutto. Scoprite cosa c’è nel ventre del robot. Siate specialisti di tutto». Così nel 1953 Boris Vian invitava, in un articolo apparso sul settimanale Arts, a combattere la paventata invenzione di un robot poeta, capace di rimpiazzare velocemente il nostro fabbisogno medio di letteratura decurtando i costi di produzione. Sembra essere il monito accolto dagli ideatori di Platypus (Associazione Nuova Script), che danno una bella e sfacciata risposta al mostro elastico che domina i nostri tempi: la flessibilità. Il suo rovescio positivo e prolifico è l’eclettismo. In linea con questa filosofia hanno scelto proprio l’ornitorinco quale “nome, guida, simbolo di una rivista-movimento dedicata alla pluralità degli interessi e alla poliedricità delle modalità espressive”, recita il numero zero della rivista. Infine, per chi volesse addentrarsi in quest’affascinante universo sono consigliate le rassegne, a breve ad esempio B.I.R.R.A. , bagarre internazionale riviste alternative, che si terrà a Bologna dal 20 al 22 maggio e che ospita per il secondo anno un festival delle riviste indipendenti e dei microbirrifici artigianali. L’evento, organizzato da Bartleby (un’associazione di studenti bolognesi), ha ospitato l’anno scorso le riviste Il primo amore, Il traghetto mangiamerda, Argo, Burp!, Ego tek, L’inutile, Giuda, Progetto babele, L’aleph, Colla, Tèchne, ‘Tina, Terre di mezzo, Idioteca, Mumble, Eleanor Rigby, Collettivomensa, Follelfo, Epoc, Lucho, Lamette, Letteraria, L’accalappiacani, Mono. Si chiude tornando a Vicari, rubandogli ancora solo quattro, indispensabili, parole: «(da aggiornare di continuo)». Dal sito mind the book: http://mindthebook.wordpress.com/2011/04/30/riviste/, pubblicato il 30 aprile 2011.
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