pagina della Nuova Tèchne di Paolo Albani

Carlo Fruttero & Franco Lucentini
MARXISTI VOLANTI
NON IDENTIFICATI

 

Di fronte al fenomeno dei Mvni (Marxisti Volanti Non Identificati), che dal principio dell'estate solcano il cielo politico italiano con le loro sagome inusitate e le loro bizzarre traiettorie, il pubblico ha manifestato tre diversi tipi di reazione.

            La grande maggioranza, che cammina a testa bassa tra incombenti problemi quotidiani, non s'è accorta di niente. Una scontrosa minoranza ha concesso appena un'occhiata allo stratosferico andirivieni, spiegandoselo in termini pedestremente razionali. «Le solite lucciole, le solite stelle cadenti, i soliti palloni-sonda», hanno brontolato costoro ai figlioletti che puntavano l'indice eccitati. «Niente che papà, e il nonno, e il bisnonno, non abbiano già visto dozzine di volte da un secolo a questa parte.» E si sono rifiutati di correre a prendere la Polaroid.

            Ma un ristretto gruppo di osservatori ha respinto questi atteggiamenti semplicistici, ha raccolto pazientemente dati e testimonianze in tutta la Penisola, ha analizzato serpeggiamenti, deviazioni, convergenze, curve involutive ed evolutive, linee generali e tangenziali, rapporti tra masse inerziali ed energie destabilizzanti; e pubblica ora sotto il patrocinio della Ufma (Unidentified Flying Marxists Association) un voluminoso rapporto per i tipi della Sucker University Press.

            Sulla questione fondamentale, se cioè i Mvni esistano veramente, non sembra possano ormai sussistere dubbi. Troppo ampio è il ventaglio delle segnalazioni, troppo varia e dettagliata appare la documentazione perché la si possa liquidare come il frutto di una psicosi collettiva.

            Il rapporto comprende una prima parte (la più succosa, e di più interessante lettura) dove sono raccolti tutti gli avvistamenti di comprovata autenticità. Numerosi piloti, sia del sindacato autonomo sia di quelli confederali, concordano per esempio nel descrivere l'improvvisa, abbagliante apparizione di uno o più punti luminosi, il loro intenso pulsare («come il gran cuore del popolo» dice con bella immagine il comandante A.M. della Cgil) tra valore e plusvalore, la loro suggestiva «danza» attorno al concetto di pluralismo, e il loro brusco allontanamento, con accelerazioni inimmaginabili per la nostra tecnologia, dal problema del «dissenso».

            Molti imprenditori li hanno potuti osservare a quote più basse. Un fabbricante di cinturini per orologi (16 operai cotestimoni) narra di un atterraggio nel cortile del suo stabilimento: il marxista aveva forma di «sottile agnolotto», era circondato da un alone rosa pallido, ed emetteva solenni musiche («inni» è la parola usata dal pellettiere) di spregiudicato omaggio al mercato, al profitto, al lavoro straordinario e all'Union de Banques Suisses.

            Uno dei massimi industriali italiani, che ha preferito conservare l'anonimato, assicura di aver visto «una specie di doppia pera luminescente» scendere al tramonto sul suo campo di golf privato. Lo strano frutto emetteva contemporaneamente un fischio acutissimo all'indirizzo delle multinazionali che investono capitali in Italia, e un altro fischio, altrettanto acuto ma di diversa tonalità, verso le multinazionali che chiudono i loro stabilimenti nel nostro Paese. Alla parola «incentivi» pronunciata per caso dall'industriale, la doppia pera si sarebbe spaccata in due dileguandosi in opposte direzioni ad altissima velocità.

            In forma di «vecchio macinacaffè» si presenta invece un altro tipo di visitatore celeste, almeno stando a parecchi testimoni impegnati nei più svariati settori produttivi. L'oggetto si avvicina emettendo un frastuono assordante, che ha tuttavia qualcosa di festoso, di entusiastico, «un po' come una banda di paese ubriaca». A poco a poco si distingue nel clangore un messaggio più o meno articolato, un confuso ma pressante balbettio che suona come un'esortazione a trovare «un nuovo modo» di fabbricare il latte, le puntine da disegno, i francobolli, la benzina, gli armadietti da bagno, il sottofiletto, le dighe, ecc., a seconda dei casi. Alla domanda: «quale modo?» posta dall'87% dei visitati, il macinacaffè tace di colpo, e dopo una serie di conati e contorcimenti a quanto sembra penosissimi da vedere, si trasforma in un gomitolo di aspetto viscerale e insieme gelatinoso che poi rotola via nel più arcano silenzio.

            Sulla composizione materialistica dei marxisti volanti getta una luce inquietante l'esperimento di un coltivatore diretto, la cui produzione di uova era calata del 95% perché «quei maledetti cosi» continuavano a passare e ripassare a volo radente sul tetto del pollaio. L'uomo eresse allora una doppia barriera servendosi di alberi d'alto fusto cambogiani ed etiopici; solo per constatare con sbigottimento che i cosmici disturbatori di galline erano in grado di attraversare tranquillamente l'ostacolo, «come se non ci fosse neanche stato».

            Avvincente, anche se da prendersi con una certa cautela, il racconto di un gruppo di boy-scouts che ebbero occasione di spiare non visti un convegno o seminario sabbatico dei fantomatici alieni. Di queste riunioni rarissime si favoleggia da tempo, e sono in molti a pensare che si tratti di fantasie, di credenze medievali sopravvissute in qualche modo fino ai nostri giorni. Ora invece questi ragazzi, di età compresa fra i 9 e i 14 anni, giurano di aver assistito al misterioso rito da una cornice rocciosa in alta montagna.

            Sotto di loro, attorno a un macigno in forma di mortaio, erano raccolte una trentina di figure vagamente umanoidi, ciascuna peraltro munita di un gran numero di tentacoli gommosi in continuo movimento. A intervalli irregolari, uno di questi esseri si avvicinava al mortaio e manovrando un grosso pestello anch'esso di pietra si dava a pestare con furia ciò che gli scouts hanno descritto come «una sostanza liquida molto somigliante all'acqua». Gli alieni comunicavano per mezzo di suoni emessi attraverso i tentacoli, la cui funzione non sarebbe quindi meramente prensile o motoria ma andrebbe collegata, secondo alcuni studiosi, al loro apparato eufemistico (mentre altri xenopatologi congetturano di un organo centrale dimenticatorio od omissivo, cui tutti i tentacoli farebbero capo).

            Privi di registratore, impreparati alla sconcertante scena, i ragazzi si limitarono a memorizzare empiricamente qualche brano della cerimonia in corso, sebbene i più piccini sostengano che gli alieni «dicevano sempre le stesse cose».

            Sembra far parte del rituale l'invito scambievole e reiterato a rileggere Marx giovane, Marx di mezza età, Marx vecchio, Marx senile, Marx adolescente, Marx bambino, cui fa seguito una sorta di lamento o coro funebre sull'assenza di una teoria dello stato in Marx. Immediatamente dopo, con un singolare salto d'umore qualitativo, il cerchio si stringe e comincia a muoversi in senso antiorario, mentre i componenti prendono a toccarsi ritmicamente l'un l'altro con i tentacoli.

            Si tratta secondo alcuni del cosiddetto «girotondo dell'utile contributo o approfondimento»; altri vi scorgono invece un vero e proprio gioco eliminatorio, una «conta» mirante a stabilire chi fra i presenti sia il «cattivo marxista». In ogni caso, dato che ognuno degli alieni esegue come si è detto la conta usando simultaneamente tutti i tentacoli, ne nasce un vertiginoso groviglio gestuale collettivo il cui senso non può ovviamente essere compreso dall'intelligenza umana.

            Come mai queste creature, che dobbiamo considerare per tanti versi superiori a noi, s'interessano alle nostre modeste vicende? A tale domanda di non poco peso tenta di rispondere la seconda parte del rapporto Ufma, elencando una serie di ipotesi autorevoli ancorché non del tutto convincenti.

            Una teoria vuole ad esempio che i Mvni ci tengano d'occhio già da migliaia di anni per incarico di una supposta Unione delle Galassie Socialiste Reali, della quale saremmo ammessi a far parte solo dopo aver dato adeguate prove di maturità democratica.

            C'è per contro chi interpreta il loro comportamento balzano, contraddittorio, come un segno di esaurimento, di nevrosi: inviati quaggiù da un mondo remoto per prendere atto della crisi finale del capitalismo, gli alieni sarebbero oggi smarriti, sfiduciati, stanchi dell'interminabile attesa. Ovvero, ci troveremmo in presenza di naufraghi: per un fatale errore di navigazione questi argonauti dello spazio avrebbero scambiato il nostro pianeta (terzo dal Sole) per la mitica «terza via» al vero socialismo. O ancora (e più pessimisticamente): gli alieni, che ormai da tante generazioni orbitano intorno alla Terra, avrebbero perduto il senso della propria identità, non saprebbero più chi sono, né di dove vengono, né quale sia lo scopo della loro missione fra noi.

            Chi ha ragione? Solo il tempo potrà dirlo. Ma in attesa che il segreto ultimo dei marxisti volanti ci venga rivelato, la loro presenza va presa comunque, a nostro avviso, come una confortante prova che l'uomo non è solo nell'universo.


 

Fonte: Carlo Fruttero e Franco Lucentini, Marxisti volanti non identificati, in La prevalenza del cretino, Mondadori, Milano, 1985, pp. 198-201.

           

* * *

Il testo è compreso nel n. 24, 2015 della rivista Nuova Tèchne.
Per tornare al sommario del n. 24 della rivista cliccate qui.

__________________________
  Home page    Archivio di Tèchne