pagina del sito di Tèchne di Paolo Albani

Pinuccia Ferrari Dossena
SU QUI E SU QUA
L'ACCENTO NON VA


Le magiche regole per non dimenticare
quello che abbiamo imparato a scuola


prefazione di Stefano Bartezzaghi
Sperling & Kupfer
2010




Poesia della matematica

Con il titolo Fondamenti di matematica e fisica Marco Fulvio Barozzi, insegnante di matematica, ha composto dei versi piuttosto divertenti, che offro come consolazione alle vessazioni della matematica.


Solitudine
U n numero l non faceva mai niente
Appeso da solo a far l'esponente.
Si lamentava con rancore:
«Almeno fossi denominatore:
là in basso s'incontra un mucchio di gente».

Il riscatto
La retta disse al segmento: «Sei finito!»
E lui si ritirò in un piano, molto avvilito.
Un compasso disse: «Coraggio,
Ti assumerò per fare il raggio! »
Ora lavora in un cerchio, tutto impettito.

Fine del retto
Un angolo retto si credeva perfetto
E in un triangolo si sentiva costretto.
S'allontanò con una scusa
Dalla povera ipotenusa.
In un intestino, poveretto, ora fa il retto.


I versi sono tratti da Tèchne. Rivista di bizzarrie letterarie e non, numero 17, 2008. È un numero monografico dedicato ai numeri, che propone testi di Joyce, Landolfi e molti altri più o meno famosi. Per esempio questa visione di alcuni numeri è dovuta allo scrittore spagnolo Ramón Gómez de la Serna (1888-1963), inventore della greguería, un tipo di aforisma o epigramma di gusto iconoclasta.

Il numero 11: due fratellini che vanno in collegio.
Il 4 ha il naso greco.
Il 5 è un numero che sbadiglia.
Il 9 è l'orecchio dei numeri.
Gli zeri sono le uova da cui nacquero gli altri numeri.
I numeri sono i migliori equilibristi del mondo: si arrampicano gli uni sugli altri e non cadono mai.
I numeri romani esigevano iscrizioni trionfali.
Il numero 8 è la clessidra dei numeri.

Notevole il contributo di Carlo Lapucci, conosciuto per i suoi libri di linguistica, ma soprattutto per quelli sulle tradizioni popolari italiane. Spigolando in un suo testo, Trattatello di geometria debole, leggiamo:

Dei principi generali e delle definizioni
La geometria è un mondo di esseri con fissazioni: chi corre all'Infinito, chi spacca gli angoli in due, chi pretende di essere perfettamente uguale a un altro.
La geometria è come l'illusione: non ha fondamenti, ma serve per vivere.
La geometria ha più articoli di fede della magia, ma si ritiene comunque fondata sulla roccia.
Tutte le dimostrazioni si basano sulla buona volontà.
Mezzi teoremi della geometria sono dimostrazioni dell' ovvio, l'altra metà sono gatte da pelare gratis.
Con i teoremi si arriva sempre a dimostrare quello che si voleva dimostrare, il che è perlomeno sospetto.
Ripetendo una dimostrazione facilmente si arriva a dimostrare il contrario.
I giapponesi usano la geometria per piegare le carte e fare origami.
Nessuna geometria può trovare la superficie e il volume di una nuvola.
Bruciando il libro di geometria si arriva a cuocere fino a 24 uova.

Della retta
Tutte le rette si chiamano Erre e sono assetate d'Infinito.
Tutte le rette sono romantiche e pensano che nell'Infinito ci sia chi sa che.
Giunte all'Infinito le rette vengono ammatassate e appese al muro.
Una retta che inciampa fa un gomitolo Infinito.
Per due punti passa una e una retta sola, quando ci passa.
Una retta che si muove forma un piano; se balla un ondulato.

Del segmento
I segmenti sono il materiale da costruzione della geometria.
Una buona provvista di segmenti è utile in ogni casa e necessaria in ogni scuola.
Il mezzo di trasporto migliore per i segmenti è il compasso.
I segmenti corrono da A fino a B e poi tornano indietro.
Con due segmenti uguali si combina poco.

Delle rette parallele
Le rette parallele sono timide e monogame e non si lasciano mai.
Le rette parallele generano per partenogenesi angoli interessantissimi.
Le parallele sono la delizia dei professori di geometria che le additano ad esempio.

Della perpendicolare
Le perpendicolari sono dette fulmini dritti o kamikaze della geometria.
Le perpendicolari si buttano senza paracadute per impressionare i geometri.
Dove si tende un filo a piombo arriva una perpendicolare.
Gli accidenti e le tegole sono guidati dalle perpendicolari.
Nelle zone ventose abbondano le oblique e difettano le perpendicolari.


Fonte: Pinuccia Ferrari Dossena, Su qui e su qua l’accento non va. Le magiche regole per non dimenticare quello che abbiamo imparato a scuola, prefazione di Stefano Bartezzaghi, Sperling & Kupfer, Milano, 2010, pp. 59-63.



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