(Ovvero i Paralipomeni dei Paralipomeni della Batracomiomachia nuovamente ritrovati e tradotti) (Canto III) di Luca chiti Benché il curatore e
traduttore di questi Paraparalipomeni
propenda più per una interpretazione “filosofica” dell’opera che
si presenta come la continuazione dei Paralipomeni leopardiani,
egli non può tuttavia sorvolare sulla curiosa circostanza che
coloro
che sin qui l’hanno letta ne abbiano ricavato invece una idea
prevalentemente
“politica”, individuando nei fatti e nei personaggi significativi
aspetti
che rimanderebbero a vicende e protagonisti della recente storia
italiana
e non solo. A lui pare un evidente anacronismo data l’antichità
del malandato codice che la contiene. E tuttavia è difficile
negare
che, dietro a figure, razze o luoghi come Degranchitopo, Rodiriso, il
pipistrello,
il Buco oscuro e via dicendo (solo per restare al terzo dei trentanove
canti più un frammento del quarantesimo che compongono il
poemetto)
si abbia incredibilmente l’impressione di scorgere nelle linee
generali,
e spesso anche nei particolari, elementi a conferma della impossibile
tesi
politica. Misteri dell’arte.
CANTO III I
II
III
IV
Nota Il testo di Luca
Chiti è un frammento (Canto III)
di un lungo “romanzo in ottave” intitolato I Paraparalipomeni
(Ovvero
i Paralipomeni dei Paralipomeni della Batracomiomachia nuovamente
ritrovati
e tradotti), ulteriore continuazione dei Paralipomeni della
Batracomiomachia,
poemetto eroicomico in ottave di Giacomo Leopardi (1798-1837), composto
tra il 1831 e il 1837, a sua volta continuazione della Batracomiomachia
o Battaglia delle rane e dei topi, poemetto di 303 esametri scritto
nello stile e nella lingua dell’epos omerico, la cui datazione incerta
può forse risalire fino ai secc. VI-V a. C.
Scheda biografica Laureatosi in
Letteratura italiana moderna e contemporanea
a Pisa, Luca Chiti (1943-2003) si è occupato delle avanguardie
letterarie
primonovecentesche con particolare interesse per le riviste fiorentine
pubblicando articoli su Filologia e letteratura e curando per
l’Editore
Loescher il volume Cultura e politica nelle riviste fiorentine del
primo
‘900 (1972). Per la stessa casa editrice ha ripubblicato, dopo
quasi
cento anni dalla loro uscita in volume, le
Lettere Meridionali
di
Pasquale Villari (1971). Nel 1973 ha curato la maggior parte delle voci
degli autori del novecento per il Dai (Dizionario degli autori
italiani)
dell’Editore D’Anna. Suoi testi poetici sono comparsi negli anni
1969-1972
in Arte e Poesia, con una presentazione di Romano Bilenchi e su
Quasi.
Nel 1972 è uscita la sua raccolta di liriche «Il viaggio
all’oriente»
nel volume L. Chiti e R. Coli,
Poesie, Manzuoli Ed. Dopo un periodo
dedicato all’editoria scolastica, attorno al 1980, si è scoperto
una vena narrativa che ha trovato con naturalezza il suo modo
espressivo
funzionale ed efficace solo nel recupero degli schemi della metrica
tradizionale
italiana. Questa produzione, anomala rispetto al panorama corrente,
è
a tutt’oggi inedita. Come membro dell’OpLePo
(Opificio di Letteratura Potenziale) ha prodotto due plaquette: L'infinito
futuro. Sillabe in crescenza (Biblioteca Oplepiana n. 15) e Il
centunesimo
canto. Philologia potenziale (Biblioteca Oplepiana n. 18).
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