LO ZERO E IL NULLA
E UN ALTRO SCRITTO SUL NULLA

di
Daniil Charms


Oso affermare quanto segue:
1. Guardate attentamente il nulla, perché il nulla non è quello per cui voi lo prendete.
2. I concetti di «maggiore» e «minore» sono tanto poco reali quanto i concetti di «superiore» e «inferiore». È una nostra particolare convenzione quella di considerare un numero maggiore di un altro, e con questo criterio abbiamo disposto i numeri creando una serie solare. Non sono i numeri che noi abbiamo inventato, bensì il loro ordine. A molti potrà sembrare che la sostanza del numero dipenda esclusivamente dalla sua posizione nella serie solare, ma io oso affermare che un numero può essere preso in considerazione autonomamente, al di fuori dell'ordine della serie. E solo questa sarà la vera scienza del numero.
3. Presumo che uno dei modi per scoprire le vere proprietà del numero, e non il suo valore ordinale, sia quello di osservare le sue anomalie. Si presta bene allo scopo il 6. D'altra parte per adesso non intendo diffondermi sull'argomento.
4. Presumo e anzi oso affermare che lo studio dell'infinito sarà studio del nulla. Chiamo nulla, e non zero, proprio ciò che intendo con questa parola.
5. Il simbolo dello zero è 0. Invece il simbolo del nulla è O. In altre parole considereremo simbolo del nulla il cerchio.
6. Devo dire che anche la serie solare da noi inventata, se vuole rispondere a realtà, deve cessare di essere rettilinea e deve invece descrivere una curva. La curvatura ideale sarà uguale e costante, e continuando essa all'infinito la serie solare si trasformerà in un cerchio.
7. Per la verità questa non sarà la teoria fondamentale del numero, ma costituirà una correzione sostanziale del nostro concetto di serie numerica.
8. Cercate di vedere nel nulla l'intero cerchio dei numeri. Sono certo che col tempo ci riuscirete. Perciò simbolo del nulla resti pure il cerchio O.


9 e 10 luglio 1931


Dei fenomeni e delle esistenze
N. 2

Ecco una bottiglia di vodka, del cosiddetto «spirito». Accanto potete vedere Nikolaj Ivanovič Serpuchov.
Ecco che dalla bottiglia si levano vapori «spiritosi». Guardate come inspira col naso Nikolaj Ivanovič Serpuchov. Guardate come si lecca le labbra, e come socchiude gli occhi. È evidente che gli piace molto, e ciò principalmente perché si tratta di «spirito».
Ma notate che dietro la schiena di Nikolaj Ivanovič non c'è niente. Non che dietro di lui non ci siano un armadio o un comò o cose di questo tipo - non c'è assolutamente nulla, non c'è neanche l'aria. Ci crediate o no, dietro la schiena di Nikolaj Ivanovič non c'è neppure il vuoto siderale, o, come si dice, l'etere universale. Per dirla schietta, non c'è proprio niente.
Ciò, è naturale, uno non riesce neppure a immaginarselo.
Ma di questo non ce ne frega un accidente, a noi interessano solo lo «spirito» e Nikolaj Ivanovič Serpuchov.
Ecco che Nikolaj Ivanovič prende in mano la bottiglia con lo «spirito» e se l'avvicina al naso. Nikolaj Ivanovič annusa e muove le labbra come un coniglio.
È arrivato ora il momento di dire che non solo dietro le spalle di Nikolaj Ivanovič, ma anche davanti - diciamo, davanti al suo petto - e tutto intorno a lui non c'è nulla. Assenza totale di qualsiasi esistenza, o, con un'arguzia d'altri tempi: assenza di qualsiasi presenza.
Comunque occupiamoci soltanto dello «spirito» e di Nikolaj Ivanovič. Figuratevi, Nikolaj Ivanovič guarda dentro la bottiglia con lo «spirito», poi se l'avvicina alle labbra, la rovescia di sotto in su e si scola, figuratevi un po', tutto lo «spirito».
E bravo! Nikolaj Ivanovič si è scolato lo «spirito» e ha sbattuto le palpebre. E bravo! Davvero in gamba!
Ma adesso dobbiamo proprio dire una cosa: a dir la verità, non solo dietro la schiena di Nikolaj Ivanovič o davanti e intorno soltanto, ma anche dentro Nikolaj Ivanovič non c'era nulla.
Naturalmente, può darsi che fosse come abbiamo appena detto, e al tempo stesso Nikolaj Ivanovič poteva esistere meravigliosamente. La cosa, naturalmente, è probabile. Ma, per dirla schietta, tutto sta nel fatto che Nikolaj Ivanovič non esisteva e non esiste. Ecco il punto.
Voi chiederete: e la bottiglia con lo «spirito», allora? In particolare, dov'è andato a finire lo «spirito», se se l'è bevuto l'inesistente Nikolaj Ivanovič? La bottiglia, tanto per dire, è rimasta. Ma lo «spirito»? Un attimo fa c'era, ed ecco che non c'è più. Il fatto è che Nikolaj Ivanovič non esiste, dite voi. Com'è mai possibile?
Su questo punto anche noi ci perdiamo in congetture.
E d'altronde, cos'è che stiamo dicendo? Abbiamo detto che tanto al di dentro quanto al di fuori di Nikolaj Ivanovič non esiste nulla. E se non esiste nulla né dentro né fuori vuol dire che neanche la bottiglia esiste. Non è così?
Ma, d'altronde, fate attenzione a quanto segue: se diciamo che non esiste niente né dentro né fuori, si impone la domanda: dentro e fuori che cosa? Qualcosa evidentemente esiste, allora? Oppure, forse, non esiste. Allora, perché diciamo «dentro» e «fuori»?
No, è chiaro che siamo in un vicolo cieco. E neanche noi sappiamo cosa dire.
Arrivederci.

Daniil Dandan
18 settembre 1934


Fonte: Daniil Charms, Casi, a cura di Rosanna Giaquinta, Adelphi, Milano, 1990, pp. 265-266 e pp. 98-100. 

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