CALVINO
E IL POTENZIALE EVOCATO
di
Anna Busetto Vicari
Si trattava dell'ultimo di una serie di accurati e approfonditi esami
a cui lo scrittore andava sottoponendosi da tempo. Da quando, cioè,
gli si era presentato un inspiegabile disturbo che lo stava gettando nello
sconforto più penoso e assoluto.
In pratica, capitava che quando si metteva alla scrivania, davanti al
foglio bianco, scriveva sempre il medesimo racconto, che da mesi si riproduceva
in una serie di perfette, identiche copie.
I medici gli dissero che poteva trattarsi di una disfunzione del nervo
poetico, che sovrintende a tutte le funzioni letterarie, delle quali governa
l'attività percettiva e le funzioni muscolari.
Le anomalie della funzionalità di questo nervo si manifestano
in una lunga serie di disturbi:
- scrittura infiammata o troppo spenta;
- ripetizioni in un testo di interi paragrafi o soppressione di enunciati
significativi;
- abuso di interpunzioni a mo' di tic;
- lentezza descrittiva con tendenza al letargismo;
- testi con emiparesi, dove una parte sta a sé, irrigidita e
completamente disarmonica rispetto al resto;
- incontinenza, con perdite sull'opera dei testi di scarto;
- scrittura disestesica, con alterazioni delle descrizioni percettive,
a volte dolorose;
- testi immobili, privi di tempo spazio e luogo, percepiti dal lettore
con gran senso di angoscia e di soffocamento.
Calvino mostrava i segni di un altro di questi disturbi: il tic lungo
neuropoetico; non poteva far altro che quello, scrivere sempre la stessa
storia.
La sua macchina sembrava disalimentata, il suo circuito neuroletterario
appariva chiuso, i suoi muscoli erano privi di spasmi. Avrebbe dovuto affrontare
l'esame del potenziale evocato, che consisteva nel sottoporre il nervo
poetico a stimoli provocati elettricamente, per vederne la risposta e stabilirne
la funzionalità.
Ecco perché, quella mattina, Calvino si trovava sdraiato su
un lettino con vari elettrodi applicati sul capo, sul petto, sul pube e
sulle mani, ossia le principali vie sensoriali del nervo poetico. Il neurologo
tranquillizzò il paziente e l'esame iniziò.
I STIMOLO
Calvino ricevette per impulso elettrico una definizione perentoria,
ripetuta senza soluzione di continuità.
LA DEFINIZIONE È UNICA, LA DEFINIZIONE È UNICA, LA DEFINIZIONE
È UNICA, LA DEFINIZIONE È UNICA, LA DEFINIZIONE È
UNICA, LA DEFINIZIONE È UNICA.
Al trentesimo stimolo si notò una scossa reattiva del paziente
che disse: «UNA COSA SI PUÒ DIRLA IN ALMENO DUE MODI».
II STIMOLO
Calvino ricevette per impulso elettrico un testo brevissimo, ripetuto
a intervalli regolari, quattro volte al minuto.
Il testo era : MAMMA HO SETE.
Calvino, dopo dieci minuti, cominciò a rispondere agli impulsi,
applicando a ognuno di essi una minima variazione lessicale, con grande
alterazione del significato, per un totale, in un minuto, di quattro variazioni:
LA SETE DI MAMMA
M'AMMALO DI SETE
HO SETE DI MAMMA
HO SETTE MAMME
III STIMOLO
Calvino ricevette per impulso elettrico quattro frasi altamente significanti
e di forte suggestione poetica:
LA DECAPITAZIONE DEL CAPITOLO
LA DECAPITAZIONE DEL CAPITALE
LA DECAPITAZIONE DEL CAPITANO
LA DECAPITAZIONE DEL CAPITONE
Il paziente avvertì un forte prurito diffuso, associato a un
senso di frustrazione dovuto all'incapacità di mettere a fuoco quei
significati («Mi manca qualcosa»).
IV STIMOLO
Calvino ricevette per impulso elettrico il lancio di un mazzo di carte,
più precisamente di tarocchi. Alla richiesta del neurologo di riordinare
il mazzo Calvino rispose: FOSSI MATTO! SONO FAVOLE. MI FICCO NEL LABIRINTO.
V STIMOLO
Calvino ricevette per impulso elettrico sequenze di sillabe formate
da una consonante e dalle cinque vocali. Rimase immobile fino alla S, quando
rapidamente trasformò il balbettio SA-SE-SI-SO-SU in un raccontino
un po' ridicolo e insignificante:
«Una signora entrata nell'ufficio di collocamento e non trovando
il funzionario di riferimento chiese al collega se sapesse se era al lavoro
e dove avrebbe potuto trovarlo. Al che questi le rispose gentilmente: Certo!
È al piano di sopra.
SA SE SÌ? SO! SU.
Il fastidioso senso di punzecchiamento provocato dagli elettrodi, si
estese alla coscienza dello scrittore che disse: «Posso fare di meglio!»
L'esame era alla fine: il neurologo staccò gli elettrodi e stilò
la risposta:
«Il paziente presenta una funzionalità del nervo poetico
al di sotto dei parametri. Il tempo di latenza tra ricezione dello stimolo
e la sua trasmissione alle vie periferiche rivela un lieve rallentamento.
Il paziente recupererà le normali funzioni sottoponendo la propria
muscolatura poetica all'esercizio della macchina spastica.
Calvino si precipitò a casa a fare ginnastica.
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