Renzo Butazzi
LUOGHI E NATURE MORTE Poesie
Puzzo d’uova al burro e piastrelle da cesso ogni sera all’ingresso nella cremeria di Brera. Solitudine Briciole e macchie di vino sulla tovaglia di carta. Uno schizzo di sugo sul giornale appoggiato al quartino di vetro. Nel piatto rimasto, uno stuzzicadenti troncato una crosta di “zola”, una buccia di pera. Così ogni sera. (9 gennaio 2007) Vuoto la penna a sfera traccia sul foglio un pensiero svogliato sbaffato da un pelo. Le penne riflesse Immote, dal portapenne, le penne riflesse guardano mute se stesse sul piano lucente d’un tavolo vuoto. Dal terrapieno di Lambrate Sfila un incerto asilo d’umanità nascosta dietro muri bui di villini cadenti, e luci velate di condomini. Nell'ombra le mensole sciatte dei balconi sul retro. pendono su cortili spenti. Prende vita la nebbia negli aloni immoti dei lampioni e nei riflessi d’un asfalto fradicio che nessuno calpesta. Centro direzionale Tra l’una e le due, un poco accaldati, con le giacche tirate sui ventri farciti le cravatte allentate, il rossetto smangiato, e la fronte un po’ lustra, impiegati e impiegate escono dai bar con tavola calda per tornare in azienda, odorosi di fritto e di formaggio cotto. Piazza d’inverno Dietro il vetro gelido guardo la piazza, illusa da un sole opaco. Sulla terra appassita del prato giocano con qualche grido fanciulli smunti. Cani da poco vagano tra gli sterpi e con breve, ripetuto impegno s’accostano all’un tronco e all’altro. Sulle panchine stinte tacciono vecchi consunti, appena animati dai loro pensieri. Volti Incrocio nella folla volti che non guardo. Volti afoni, amorfi, insulsi, belli e brutti: volti normali che non metto a fuoco e che il pensiero, senza colpa, ignora. Poi, talvolta, incontro un volto contorto, dallo sguardo smarrito mentre la bocca blatera un soliloquio senza fine. Racconta di un sé nemico, di un male che affiora dal profondo, di una vita ostile. Quello lo guardo e penso e mi sento in colpa senza averla. (10 febbraio 2007) Cambridge d’estate Dietro i collegi scuri d’antica pietra e mattoni scorre l’acqua del fiume, fra i teneri salici. Sui greppi erbosi, sotto il sole leggero giovani stesi parlano piano, guardando spingere a palo le barche. Gli occhi vuoti delle aule imbiancate di calce e spoglie si affacciano su cortili che sanno di rose e piazzali ariosi. Dietro le austere mura, nell’intreccio di strade ombrose, il grasso odore dei tè rituali ci ricorda estranei. Rose fuori stagione Rose fuori stagione sbocciano estenuate da una vita imprevista. Rose che prima di aprirsi si sfanno, rose gonfie ed erette, ma chiuse come un frutto di petali spalmato di cera. (7 gennaio 2007) Cielo d'inverno Alzo lo sguardo oltre le cime dei cipressi smosse dal subdolo vento di libeccio che le fa crosciare senza riposo, e scopro la maschera arcigna d'un burrascoso cielo d'inverno che mi guarda nemica. Nembi grigi compatti, nembi frastagliati di nero, nembi squarciati da lividi chiarori, nembi che si sfrangiano nei rigonfi più bassi come se brandelli malefici volessero soffocarci nel loro abbraccio. E' un cielo ostile che m'intimorisce, che mi fa abbassare lo sguardo e rifugiarmi dove non possa vederlo. (3 marzo 2011) Il sasso dei litodomi Ho trovato, tra i muschi, sul prato, un sasso forato: condominio di molluschi abbandonato. Il sasso di tufo Con una lente ho scrutato un agglomerato di tufo impastato. Quel tufo impietrito, solcato e corroso, è un mondo complesso costretto in un sasso. Perché? (2 gennaio 2007) Sonno Ecco dove annientare il pensiero consapevole. Ecco l’alibi per renderlo ozioso senza sentirsi in colpa. Ecco il rifugio confortevole, la grotta imbottita e tiepida dove abbandonare la mente. Ecco, finalmente, il sonno. (10 febbraio 2007) |